Se la cena/riunione inizia con…

Ieri sera, e finalmente, sono riuscita ad andare a cena fuori con la mia famiglia. lo pensavo come un momento di calma ed invece…

Invece ho sentito tanto rumore, tra musica live ed una voce di donna che introduceva qualcosa. erano tutti in uno spazio riservato, diviso dal resto della sala con dei pannelli…

Ma tanto tutto quello che non ho avuto come calma mi è servito per riflettere e per fare alcune valutazioni.

Partiamo dall’inizio.  Quella che si stava svolgendo  era una riunione/cena di un’associazione importante.  Immagino che lo spirito degli organizzatori sia stato quello della condivisione ed anche del rafforzamento del gruppo, dei sostenitori, dei simpatizzanti.  E tra le altre cose, questa associazione ha un importante ruolo informativo, divulgativo e di vero aiuto.

Il punto è questo: quando organizzi un evento devi sapere esattamente cosa fare e cosa evitare per creare un clima idoneo agli obiettivi, per far sentire gli ospiti a loro agio, per coinvolgerli nel vero senso della parola.

Una musica dal vivo in una sala dove tutto rimbomba e con un volume talmente alto…  Forse era da evitare. Non si riuscivano nemmeno a capire le parole della canzone. Questo è solo un frastornare la mente ed i pensieri di chi partecipa. Quello che pensi è: speriamo finisca presto.

E intanto sono le nove di sera e forse hai anche un po’ di fame.

E poi arriva l’introduzione dell’organizzatore. Un tono uniforme, piatto ma con un volume altissimo. Un testo quasi recitato, lungo, di difficile comprensione e ricco di termini antichi. Credetemi, ho sbirciato i presenti e posso dire che il target di quel linguaggio non era presente.

Poi però ho sentito che si parlava di una gara di ballo, di una tombola… Insomma giochi che, anche se non ne vado matta, possono coinvolgere, far sentir vivo l’ospite. presumo quindi che la serata si sia, in qualche modo, ripresa.

Poi io sono andata via ed ho perso il finale.

Però : la fase di apertura di un evento, di qualsiasi genere, è sempre la più importante, la più impegnativa perché devi generare il clima giusto e la giusta attenzione. Non si può annoiare con un lungo discorso: i presenti ricorderanno solo la lunghezza e poco del contenuto.

Se si prevede microfono, musica e vari suoni, meglio fare un test prima ed eventualmente scegliere una location idonea.

Se è prevista una cena, meglio non far morire di fame i presenti… Il senso della fame altera i loro pensieri e rende poco predisposti all’ascolto. Oh, però non fateli crepare con il cibo: niente è troppo sono uguali negli effetti.

Cercate di rendere snelli i discorsi: la semplicità mica sminuisce il valore di ciò che si dice?

Del resto se lo scopo è far passare un messaggio, questo passaggio deve essere agevolato.

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La Forza in una scelta: evento formativo a Tolentino

Ed eccomi qua pronta a parlarvi del prossimo evento formativo che farò a Tolentino.

La Forza in una scelta Sarà un evento speciale perché chi mi conosce bene, o segue le mie attività, sa che non sono molti gli eventi formativi che faccio a Tolentino e provincia. E’ per questo motivo che ogni corso è un evento unico, progettato intorno ad un tema specifico.

Questa volta, dopo il grande successo dell’evento “Comunicare PositivaMente” con al mio fianco il grandissimo Marco Liorni (si sente che lo stimo tanto?), il percorso che faremo sarà di life coaching… dammi un attimo di tempo e capiremo di più.

L’idea mi è venuta circa un mese fa e sicuramente la molla scatenante è stato il nuovo filone preso nella rubrica che curo sul  MultiradioPressNews (un mensile distribuito gratuitamente a tutte le famiglie di Tolentino).

In questa nuova fase della mia rubrica (che amo tanto tra parentesi), con la redazione ci siamo concentrate sulle interviste a persone che vivono, o hanno vissuto, momenti difficili, che mettono alla prova il nostro essere ma che, in qualche modo, sono stati affrontati con coraggio, forza, determinazione e con una mentalità costruttiva. E questo al di là del risultato raggiunto.

Non è un segreto che mi appassiono ai pensieri degli altri (ma anche ai miei!) e cerco sempre di trovare il punto di forza o, più esattamente, quel momento, quell’attimo, in cui la mente umana decide di reagire, di agire, di fare e superare.

Vi è mai capitato di vivere un momento difficile? Come avete trovato la forza per affrontarlo? Dove vi siete concentrati e da dove siete partiti?

Ci sono persone che si lasciano sopraffare dagli eventi e che seguono la scia negativa, persone che non riescono a trovare la loro dimensione e non riescono a vivere quel momento trovando una soluzione, un approccio diverso. Questo è normale, è umano. Per fortuna però la nostra mente può davvero tanto! E questo concetto lo ritrovo sempre confermato dalle persone che intervisto. Vi assicuro che ho ascoltato storie veramente difficili, difficoltose anche solo da immaginare.

Ma c’è sempre una forza, quasi misteriosa, che ad un certo punto muove i nostri pensieri verso una direzione più efficace. Ognuno trova questa energia in qualche cosa di diverso: non esiste infatti una formula magica uguale e funzionante per tutti.

Dopo un momento di dolore, di paura, di incertezza, di insicurezza, di rabbia, di sconforto, di delusione… c’è sempre uno spazio in cui ci si trova a scegliere: si decide di proseguire nel dolore o si decide di viverlo in modo diverso, con un pensiero costruttivo.

Certo, il processo della scelta consapevole è impegnativo e quasi mai scontato perché si fa a lotta con le proprie convizioni limitanti e con i pensieri di paura. Ma si può fare, ci si arriva.

Ed ecco allora l’idea del corso che propongo: La Forza di una scelta. Quanto è importante essere consapevoli delle sensazioni che si provano? Quanto è importante risucire a trovare quella chiave che ci apre la porta del benessere? Una volta aperta quella porta, la nostra forza aumenta e ci troviamo a vivere veramente la vita di tutti i giorni con un modo di essere rinnovato, rigenerato, e non stravolto.

E poi c’è un’altra mia mania: cerco sempre persone che dal corpo alla testa, dai pensieri al cuore, lasciano trasparire quella forza, quella luce che fa la differenza. In una delle tante occasioni lavorative con la Mastery (accademia che si occupa di corsi di difesa personale) ho avuto il piacere di conoscere Lighea. L’ho ascoltata mentre raccontava il suo mondo, le sue esperienze. Sarà stata la sua voce, sarà stata la luce che emana il suo sorriso ed i suoi occhi… ma in lei ho colto un valore in più, ho imparato molto.

Allora, un giorno, ho avuto un’altra idea: e se proponessi a Lighea (Tania Montelpare) di realizzare insieme questo percorso formativo?

L’ho chiamata al telefono, abbiamo parlato per un’ora e la sintonia c’era. La mia mente si unisce a quella di Tania. E siamo ancora più propositive, più costruttive. E scopro anche che lei è specializzata in art counseling (settore affascinante che magari ci spiegherà dal vivo il 6 dicembre).

A questo punto iniziamo a lavorare sul programma ma sento che mi manca il mio braccio destro. Mi arriva una mail: è il mio braccio destro che mi offre la sua collaborazione. C’è quindi anche Laura Nardi, una sicurezza per me e per i miei mille pensieri.

Adesso, in tre, lavoriamo sul programma. E faremo in modo di rendere speciale l’evento formativo.

Il programma sarà ricco di pratica. Poca teoria o formule precostruite. Sperimentiamo. Proviamo. E poi scegliamo gli spunti e gli strumenti che si adattano al nostro modo di essere. Perché, come scrivevo sopra, non dobbiamo stravolgere la nostra identità ma rafforzarla, evolverla verso un miglioramento.

La nostra forza parte da dentro. E qui ci concentreremo.

In questo post ho cercato di descrivervi come è nata l’idea e se avete voglia di sapere qualcosa in più… allora avete più di una possibilità:

- visitare la pagina del sito dedicata all’evento (dove è possibile iscriversi): clicca qui

- fare un giro nella pagina evento creata su facebook (dove potete interagire con noi, fare domande, postare i vostri pensieri o condividere il link con persone che potrebbero essere interessate al corso): clicca qui

- scriverci via twitter usando l’Hashtag #LaForzainunascelta

- scrivere una mail a info@solideavitali.it

A presto,

un sorriso

Solidea

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Che cosa puoi apprendere da un corso?

A volte niente, a volte qualche informazione, a volte tanto, a volte puoi apprendere moltissimo. Tutto dipende da come si approccia al corso stesso, da quali motivazioni ci sostengono ed anche dal corpo docente e dalla qualità delle informazioni trasmesse.

Domenica scorsa ho letteralmente vissuto il corso “Close protection officer“, svolto a Sarnano e promosso da Remo Grassetti, Presidente della International Academy. A parte il fatto che ho fatto anche io la mia parte, o miei danni? nella preparazione mentale dei ragazzi che aspirano a diventare BodyGuard, la mia mente ha osservato, focalizzato, riflettuto… per tutto il tempo.

Lo sapete ormai, in qualsiasi situazione, io osservo, capto, cerco di prendere tutto quello che è possibile. Ed è per questo che scrivo questo articolo, per dire a chi si dovesse trovare a fare un corso, che tutto è assolutamente importante. Ma che intendo per “tutto”?

La qualità delle informazioni è sicuramente il primo elemento da notare; poi la professionalità, la qualifica e la competenza dei formatori. Oltre a questo c’è qualcosa in più, qualcosa che richiede una mente allenata ed occhi ben aperti, qualcosa che vale tanto quanto i primi due elementi. Forse di più. Che poi è tutto quello che io ho trovato nel corso a Sarnano. E che vi descrivo perché lo voglio lasciare scritto, perché può essere utile per evolversi.

La passione di Remo è la prima cosa che ricordo, e la ricordo dal suo sguardo. Decisamente importante la passione di chi organizza un corso. Senza di quella sarebbe un corso fatto solo per guadagnarci. Renderebbe poco in termini di utilità per chi lo frequenta. Ricordo la condivisione con la sua famiglia di questo momento importante, durante la consegna dei diplomi. Le sorelle e le nipoti, unite a lui. Grande esempio del valore che ha la Famiglia.

E poi, prima di iniziare il mio momento formativo, ho conosciuto Maria, avvocato, donna estremamente forte, socievole, diretta, accogliente, grintosa. Una donna pronta a lottare, una donna che si è fatta strada con le sue forze. Una di quelle donne che in cinque minuti ti dimostrano come sia possibile credere in se stessi.

Umberto lo avevo conosciuto qualche giorno prima. E poi l’ho conosciuto meglio domenica. Una stretta di mano decisa, sicura. E certo, alto è alto quindi la sua “forza” la dimostra senza muovere un dito. Credo che lui sia stato al fianco dei ragazzi che hanno partecipato per più tempo rispetto ad altri docenti. Lui è uno con tantissimi titoli ed una carriera da scrivere in un libro… Teste di cuoio, Gis, sicurezza… tanto per farvi capire l’ambito. Ma a me non sono tanto i tioli che interessano. La sua persona invece mi ha colpito molto, in senso positivo.

Non ho avuto il tempo di dirlo ai ragazzi, magari leggeranno questo articolo e lo sapranno da qui: da lui, oltre a tutto quello che ha detto in dodici giorni, dovrebbero aver preso moltissimo. Umberto è l’esempio vivente di ciò che insegna. Discreto, riservato, a volte trasparente ma c’è. Controlla senza far capire che sta controllando.

Umberto, Maria e Remo, i tre docenti di punta, rappresentano nella loro vita ciò che hanno trasmesso al corso. Sono la dimostrazione di come, per arrivare in alto, bisogna fare del proprio mestiere una filosofia di vita, una scelta, un’impostazione mentale che ti porti sempre con te, nel corso e fuori.

Tutto questo mucchio di parole per dire: ragazzi, se partecipate ad un corso, guardate bene i vostri formatori. Credono in quello che fanno? Ne danno l’esempio? Parlano e basta o parlano ed agiscono?

Questo è sicuramente un altro punto di vista ma è quello che fa la differenza.

sarnano Questi ragazzi hanno trovato il meglio perché, insieme alla professionalità, c’erano l’anima e la sensibilità.

P.s. Ringraziamento speciale ad Aldo Pigoli, che si dice mio amico anche se l’ho obbligato a 5 file di scale a piedi, ed al Sindaco di Sarnano Franco Ceregioli.

A tutti i ragazzi: in bocca al lupo!

Solidea

 

 

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A volte è necessario sfondare il vetro

Qualche giorno fa, un mio amico, parlando della sua esperienza lavorativa, mi ha confidato tutta la sua insoddisfazione per il tipo di attività che sta svolgendo. Quello che mancava era la motivazione ed i suoi pensieri erano rivolti tutti al negativo per diversi motivi, tra questi il fatto che dai suoi sforzi ci guadagnava di più un’altra persona.

Possono essere diverse le motivazioni che ci spingono a vivere momenti di insofferenza: avere un lavoro che non ci piace, non avere un lavoro, l’essere fraintesi, il sentirsi soli, la sensazione di non saper dove andare, ecc.

Ecco, in tutte queste situazioni che ci fanno restare fermi, credo sia utile sfondare il vetro.

sfondare il vetroIn qualche modo, se desideriamo trovare un benessere o acquisire uno stato mentale diverso, dobbiamo reagire. Troppo spesso rimaniamo sotto la campana di vetro che ci siamo costruiti. Se pensiamo di essere protetti, questa campana è funzionale ma se viviamo sensazioni di disagio, dobbiamo ammettere che qualcosa non funziona e che qualcosa va cambiato. Ecco perché quel vetro va rotto.

Fa paura? Sì, il cambiamento spaventa. Questo è normale. Ma se desideriamo fare un passo avanti, se pensiamo che dalla vita vogliamo ottenere qualcosa in più, dobbiamo essere consapevoli che c’è un rischio da affrontare.

Potrei sfondare il vetro e trovarmi difronte ad una strada in salita, o trovare qualcosa che non avevo previsto. Senza rischio però si resta fermi. Ovviamente il passo va fatto in base alla lunghezza della gamba. Il rischio deve essere misurato.

E se anche un rischio piccolo ci blocca, il passo successivo è quello di mettere a fuoco la motivazione, la nostra. Perché vorrei superare questa fase? Perché vorrei un lavoro diverso? Perché vorrei lavorare in quel settore? E’ importante sapere cosa ci spinge verso la ricerca di sensazioni di benessere.

“Sì, lo vorrei. Sono motivata ma non riesco a muovere la gamba ed il piede verso quel passo…” Rimanere fermi nella non-azione e lasciare intatto quel vetro, cosa ci porterà? Cosa ci darà?

A volte ci vuole il coraggio di credere in se stessi e nei propri sogni, ed il pugno che sfonda quel vetro parte da solo.

Solidea

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Festival del Giornalismo d’inchiesta: le opportunità di questi eventi.

Ieri, intorno alle 14,00, per caso, girovagando su twitter sono venuta a conoscenza di questa iniziativa: Il Festival del Giornalismo d’inchiesta. L’evento è alla sua seconda edizione e si svolge nella città di Osimo.

Ok, io cerco di essere al passo con gli eventi ma di questo proprio non ne avevo sentito parlare.

Poi, mi accorgo che alla serata l’ospite d’onore sarà Salvo Sottile, giornalista e conduttore di Linea Gialla, programma di cronaca nera ma non solo, in onda su La7. Lui, sul suo profilo twitter annuncia “Forse sarò ad Osimo”. Ed io: “ma come forse? Se arrivi, io mi scapicollo per essere lì”. La mia era una battuta scherzosa, mica sono una stolker… Però quella mia battuta nascondeva, o palesava, il mio interesse ad andare al Festival per ascoltare Salvo.

E preciso anche che non sono una di quelle persone che seguono la scia dei vip tv, che si vogliono fare la foto con loro a tutti i costi… questo per dire che un vip lo vivo come una persona normale, certo di successo, ma comunque persona.

Silvia Simoncini, una delle organizzatrici, è stata molto gentile nel fornirmi tutte le indicazioni.

Perché, secondo me, è importante essere presenti a questi eventi?

Di motivi ne avrei tanti da elencare, mi concentrerò su quelli che ritengo più importanti, e che sono in linea con il mio lavoro. Sempre lì casco!

Oltre all’importanza del tema, quello di ieri sera era “Quando la cronaca fa spettacolo“, personalmente credo che l’evento possa fornirci insegnamenti utili per la nostra crescita personale, ed anche professionale.

Partiamo da Salvo. Mi interessa sapere se ha qualche conoscenza su un caso di punta di cronaca nera? Quella è solo una curiosità superficiale, una specie di gossip. Morboso? Non lo so.

FGIQuello che a me interessa di Salvo è vederlo in un contesto diverso dallo schermo, vederlo dal vivo per essere consapevole di come si muove, di come gestisce la sua comunicazione non verbale, di cosa trasmette. E questi sono elementi molto importanti. E poi, capire come modula la voce, come organizza la sua comunicazione verbale, cosa dice. Ed ancora: quali sono i suoi pensieri, come vive il suo lavoro e, soprattutto, quanto lavoro c’è dietro l’arrivare in alto. Quali erano i suoi pensieri da 18enne, come ha superato le difficoltà, le porte chiuse, i problemi; come ha organizzato le sue aspirazioni. E se si è fermato o ne ha altre. Se vive nuove sfide o si adagia sugli allori.

Se lui è arrivato dove sta, un percorso l’ha fatto e sicuramente è diverso da quello di chi invece non riesce nemmeno ad iniziare la professione di giornalista. Ed allora, e sono super convinta, essere lì ad ascoltarlo, è un grande momento di crescita perché ascolti qualcuno che potrebbe darti degli esempi importanti da prendere come modello.

Fossi stata una giornalista emergente, o alle primissime armi, io mi sarei messa in prima fila. Non vado sul piano sociologico ma devo dire che tutti quei giovani che sono alla ricerca di lavoro, o che cercano di sfondare, in questi eventi possono trovare tanti spunti. Ma tanti.

Ed oltre a tutto quello che è passato da Salvo Sottile, ci sono altri messaggi che ho cercato, letto e trovato in questa iniziativa dedicata al giornalismo d’inchiesta: la passione di chi ha organizzato il tutto. Mettere in piedi un evento del genere non è cosa semplicissima, magari dall’esterno non si vede, ma di lavoro se ne deve fare tanto. Ho citato Silvia perché è la persona con la quale ho avuto il contatto virtuale ma sono sciura che con lei ci sono tantissime persone che hanno lavorato sodo, sperando nella gratificazione personale e nel successo dell’evento. Purtroppo non conosco i nomi di queste persone… posso citarvi il nome dell’Associazione Ju-Ter Club di Osimo che cura la rassegna letteraria, i contemporanei ed il Festival del giornalismo d’inchiesta.

Si trasforma in grande esempio questa passione di giovani che come volontari portano cultura ed aprono le menti.

Riflessione: quando una manifestazione ti sembra noiosa o non appropriata a te, o addirittura una perdita di tempo… prova a pensare che qualcosa da imparare c’è sempre. Sempre.

E’ come la vita: se la guardi da lontano potresti trovare poche cose interessanti, se ti ci tuffi, invece, la vivi.

P.s. Stasera il Festival propone: Enzo Biagi, il giornalista che si fa storia.

FGI

Auguro un buon lavoro a tutti gli organizzatori, ed anche a Roberto Tallei che sarà uno dei        moderatori.

 

P.p.s. se volete seguire su fb l’evento questa è la pagina https://www.facebook.com/pages/Festival-Giornalismo-Inchiesta-Osimo/281414865307119

 

A presto!

Solidea

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