E' quasi un obbligo per me affrontare stamattina questo discorso.
Come tanti di voi, ieri ho visto la partita della nostra Nazionale di Calcio. L'ho vista da tifosa ma soprattutto con occhi professionali cercando di cogliere tutte le fasi più importanti, gli umori dei giocatori e del Ct Marcello Lippi, le reazioni, gli incitamenti dalla panchina, gli sguardi, la postura degli attori coinvolti.
Tutti i quotidiani puntano sul fallimento, sulla pessima prestazione, sul sogno infranto degli italiani... eh si! perchè noi avevamo riposto la realizzazione del nostro sogno, quello di essere per la seconda volta campioni del mondo, in quella squadra scelta da Lippi. Ed anche sulla scelta della formazione si è discusso molto: giovani calciatori creativi che sono rimasti a casa e che potevano fare la differenza, un Totti che poteva essere il compagno ideale di passaggi spettacolari con De Rossi, ecc, ecc...
E adesso comincia il processo a Marcello. A quel Marcello che ieri, in conferenza stampa, ci ha rivelato esattamente il motivo della nostra sconfitta.
Vado controcorrente forse rispetto al mondo intero, e rimango fedele a ciò che ho espresso in un post precedente e rivedo confermate alcune teorie dello sport coaching.
Ho creduto nella Nazionale e non colpevolizzo nessuno, nemmeno Lippi. Per me lui è un grande, lo è stato e lo è.
Sono convinta di una cosa: Marcello ha sottovalutato qualche elemento decisivo nel
motivare la squadra. E sono anche convinta che questo lui già lo sa, al di là di quello che ha espresso in conferenza stampa.
Il fatto che lui avrebbe lasciato la Nazionale è stato sicuramente un fattore importante, uno di quei fattori che possono giocare a sfavore del Ct, a sfavore della sua autorevolezza in quel momento particolare, a sfavore delle sue tecniche di preparazione mentale della squadra.
Lippi sarà stato sicuramente più nervoso nel preparare la squadra perchè tra i vari obiettivi posti ci sarà stato anche quello di fare una bella figura, di lasciare con orgoglio la Nazionale.
(E questo lo metto tra parentesi: era necessario stabilire il nuovo Ct Azzurro proprio nel momento in cui la squadra doveva sottoporsi alla massima prestazione? Qualcuno aveva valutato la conseguenza di una simile scelta? Lo si poteva scegliere e farlo rimanere tra la Federazione e Lippi... in questo modo, forse, la fiducia dei giocatori nei confronti del Mister sarebbe stata diversa.)
Condivido il pensiero del Ct: la nostra prestazione negativa è stata tutta una questione psicologica. Solo quello.
E questo è stato dimostrato dagli ultimi 9 minuti di partita, quando è chiaramente emersa la voglia di riscatto, la giusta cattiveria, la fantasia, l'inventiva nel voler arrivare a tutti i costi a gonfiare la rete dell'avversario.
Se la questione fosse stata esclusivamente tecnica, tattica o di formazione... allora non avremmo mai visto quella reazione.
La squadra c'era. C'erano le gambe, il cuore ma mancava la testa (il controllo psicologico). Questo per usare i tre termini di Lippi.
Gattuso è sceso in campo con una grinta invidiabile che però si è spenta qualche minuto dopo. Da solo poteva fare poco. Il calcio è un gioco di squadra.
Dal lato psicologico era evidente questo:
la postura dei giocatori indicava una ferma concentrazione, un'attenzione all'impegno direi anche troppo forte. Passaggi elementari da puro manuale. Sbagliati per di più. Sbagliati perchè la nostra Nazionale giocava con tutto tranne che con la
motivazione. Mancava il coraggio, il credere fortemente in se stessi (quello che ha dimostrato Pirlo continuando a tenere la palla anche con due avversari di fronte).
Il blocco mentale, la paura del fallimento della prestazione, era più forte ed evidente, tanto che anche i movimenti ne risultavano rallentati.
Lippi se ne assume la responsabilità, da grande allenatore. E' giusto così perchè tutto doveva partire da lui.
Marcello lo sa bene e si attribuisce la "colpa" per non aver preparato bene la squadra a livello mentale.
Io aggiungo: Lippi non è riuscito a spronare psicologicamente la squadra perchè in fondo nemmeno lui era spronato.
Questo me lo fa pensare un episodio, quello del secondo tempo: dalla panchina si avvertiva solo il silenzio di Marcello.
Poco prima una postura, braccia sui fianchi con i palmi rivolti all'indietro, di chiaro rifiuto della squadra (meglio del modo di giocare), e poi silenzio, solo silenzio. Segno di resa. Azione che provoca una conseguenza negativa sui giocatori, specialmente quando sono abituati a sentire la voce del Ct. Poco contano le grida di incitazione di Buffon (quasi diperato nell'assumersi un ruolo da leader).
Ai giocatori arriva il chiaro segnale dell'assenza della loro guida e a livello psicologico, oltre alla paura di non salvarsi, si aggiunge la paura di ferire l'orgoglio dello staff azzurro, e di noi italiani.
Un gesto pesante quello di Lippi. Credo che avrebbe potuto valutarlo sul momento e prendere subito un provvedimento, raddrizzare la sua postura ed esprimersi meglio. Ma anche lui è un uomo. Di questo dobbiamo essere consapevoli.
La gestione delle emozioni è una cosa seria. Marcello lo sa. Poteva fare meglio... qualcuno dirà "doveva" fare meglio perchè quando siamo a certi livelli le aspettative aumentano notevolmente e non ci va di vedere rovinato un sogno per colpa di giocatori che vengono profumatamente pagati o per colpa delle scelte di un allenatore.
Però, io dico: Marcello e la squadra si sono impegnati a fare quello che potevano in quel momento. Non sono riusciti a rompere quella barriera mentale che innesca il processo: cuore, mente, gambe (questo è l'ordine giusto secondo me), che fa salire forte la
motivazione, che permette alle orecchie dei calciatori di isolarsi dal contesto esterno, di non avvertire la fatica fisica, di sentirsi un'unica entità, salda, coesa, proiettata a raggiungere il proprio obiettivo.
Questa sensazione l'abbiamo sentita negli ultimi minuti di gioco, quando sembrava riacceso un sogno, quando ci è salito il cuore in gola... ma pochi minuti di grinta non bastano per risolvere una partita.
Poteva andare diversamente, invece dobbiamo accettare la sconfitta.
Marcello Lippi l'ha fatto. E adesso noi vogliamo fare? Li mettiamo sulla croce, li processiamo o ne facciamo tesoro per la prossima volta e lo prendiamo come esempio per tutte le altre partite che dovremmo affrontare? (sia di calcio che quelle che giochiamo in ogni momento della nostra vita?)
Lettera personale e corta a Marcello Lippi:
sono stata con te quando ci hai permesso di diventare campioni del mondo... sto con te anche nel momento della sconfitta.