Ti piace comunicare con gli sms?
L'argomento di questo sondaggio è nato dalla lettura di un articolo contenuto nel sito
Opsonline che vi riporto integralmente (Alla base trovate la Fonte).
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Sorpresa, gli sms sono "buoni", in genere svolgono bene il loro compito - comunicare in poche parole, selezionandole con cura - e non solo non impoveriscono il linguaggio dei giovani ma potrebbero addirittura migliorarlo. L'opinione, rafforzata proprio in questi giorni da una ricerca realizzata a Cambridge, è condivisa da semiologi, linguisti, filosofi. E perfino da chi le parole le usa per lavoro, come la (giovane) scrittrice torinese Alessandra Montrucchio (il suo ultimo romanzo, "Non riattaccare", Marsilio, è appunto una parabola sull'uso del telefono nei drammi amorosi). "Personalmente - ammette Montrucchio - ho un rapporto col telefono difficile, e utilizzo gli sms soltanto per banalità e comunicazioni 'di servizio'. Ma non è vero che sia questo strumento a modificare il nostro linguaggio. Io nei miei sms ci metto anche la punteggiatura, e non sono mai stata 'tradita' da loro".
Già, perché se è vero che i messaggi brevi possono perfino arricchire la lingua, è altrettanto vero che esiste ormai un'ampia letteratura sul loro "uso improprio": dalla dichiarazione d'amore all'abbandono, dal tasto sbagliato che fa arrivare a Mario parole confidenziali destinate invece a Giovanni, dall'abbandono alla lite furiosa a colpi di pollice. Per tacere dell'Iran, dove un sms è sufficiente al divorzio, almeno nei casi di matrimonio temporaneo. Ma la situazione migliorerà, e, nel futuro, più nessuno vedrà rovinare le proprie relazioni per colpa del telefonino: "Perché mai la parola pronunciata dovrebbe essere più calda, più immediata o sincera di quella scritta sul display? - si chiede Maurizio Ferraris, filosofo teoretico, studioso dell'argomento -.
Lasciamo da parte il caso del codardo che non ha il coraggio di dire addio alla fidanzata, e che per altro è sempre esistito, così come esistono e sono sempre esistiti gli analfabeti che non conoscono le parole e il loro significato. Ma nella norma, un sms può essere inadeguato a esprimere i sentimenti proprio come una telefonata o una conversazione in un bar. Meglio allora ricorrere alla vecchia, buona lettera". E Ferraris ricorre alla storia per spiegare la sua simpatia verso gli sms: "Prendiamo le abbreviazioni: 'ke' al posto di 'che' è stato usato fin dal IX secolo nel Placido Capuense, uno dei primi e più importanti testi in volgare. Poi ci sono cose fastidiose e sciatte, come utilizzare la 'x' al posto del 'per' anche quando si scrive sulla carta, o scrivere 'un po'' con l'accento anziché con l'apostrofo. Ma distinguerei tra due livelli: da un lato un linguaggio che evolve costantemente, dall'altra la scrittura che resta, contraddicendo così tutte le profezie, a cominciare da quella di McLuan. Oggi perfino la tv sente il bisogno di servirsi della scrittura".
E Paolo Vinçon, linguista, aggiunge: "Non sono i nuovi strumenti a far crescere l'ignoranza tra i giovani. Al contrario, ogni nuovo mezzo che deve imporre le proprie regole, nel caso degli sms ad esempio la brevità, impone anche un nuovo approfondimento, perfino una nuova cultura. Se l'istruzione in Italia è oggi devastata non è certo per colpo delle nuove forme di comunicazione giovanile, semmai dell'uso eccessivo che altre generazioni fanno di altri mezzi, come la televisione". E Giovanna Cosenza, semiologa e docente all'Università di Bologna, autrice per Laterza di "Semiotica dei nuovi media" sottolinea come l'esercizio sulla parola imposto dagli sms si intrecci alla loro natura "democratica": "Sono quattro anni che li studiamo, un periodo già significativo per un tema come questo. Il primo risultato è che si tratta di una forma di scrittura vera, comprese le citazioni scelte con cura e spesso rubate a canzoni o a poesie. Tutti i ragazzi sanno fare un sms, compresi quelli che non hanno studiato e non si cimenterebbero mai con una lettera di carta. Con i messaggi si entra in contatto con persone che si esprimono meglio, e si impara. Inoltre c'è l'aspetto egualitario, nel bene e nel male: lo vediamo anche oggi nelle periferie 'a rischio', dove questo strumento è alla base di ogni comunicazione tra i giovani".
Fonte:
http://www.repubblica.it"Il messaggino SMS aiuta a pensare", tratto in data 13-02-2006 da Obiettivo Psicologia. Formazione, lavoro e aggiornamento per psicologi
http://www.opsonline.it/index.php?m=show&id=5032-------------------------------------------------------------------------