Buongiorno a tutti gli amici del forum!

Leggendo l'ultimo post "A proposito di crisi" di Luigi Miano, nel blog Comunicando e dintorni, mi è arrivata subito lispirazione per scrivere questo topic.

Luigi riporta questa storia (che riprendo testualmente):
--------------------------------
Si racconta di un uomo che vendeva panini in strada. Era analfabeta non leggeva mai. Era sordastro e non poteva ascoltare la radio. Non guardava televisione perchè fuori con la vista debole. La sua attività comunque andava benissimo perchè la portava avanti con passione ed entusiasmo.

GLI AFFARI CRESCEVANO E CON ESSI GLI ORDINI DI MATERIE PRIME!

Il figlio appena laureato decise di affiancare il padre nella sua attività. E lo mise in guardia circa la GRAVE CRISI INTERNAZIONALE di cui l’uomo non conosceva nulla.

Il padre diede retta ai consigli del figlio fidandosi della sua preparazione e cultura. IL PADRE DECISE DI RIDURRE GLI ORDINI DI PANE E PROSCIUTTO, TOLSE L’INSEGNA E SMORSO’ IL SUO ENTUSIASMO.

Sempre meno persone si fermarono al suo chiosco, le vendite calarono irreversibilmente ed il padre contento si rivolse al figlio: ” Figlio mio grazie avevi ragione è una crisi spaventosa.”
-------------------------------

Condivido in pieno le osservazioni di Luigi in merito a questa storia ed in più mi è tornato in mente un episodio personale...

Un ragazzo laureato era in cerca di lavoro in un settore forse di nicchia e comunque in un settore non presente in tutte le città (solo nelle grandi).
Inizia a cercare il famoso posto fisso nei dintorni della sua città, troppo piccola, troppo indietro rispetto alle grandi.
Niente. Non si trova niente.
Qualche tentativo a vuoto e scattano le aspettative negative: la laurea non serve a nulla. Anche se sei laureato il posto non te lo dà nessuno. Tanti anni di studio sono sprecati. C'è crisi. Le aziende non assumono. Il lavoro non lo troverò mai.

E così la sua ricerca si ferma e quella laurea rimane un pezzo di carta racchiuso in una bella cornice e appeso come ricordo in una parete di casa.

Avere momenti di sconforto è normale ma quello che fa la differenza è il come li gestiamo.
Uno stato d'animo confuso, impaurito, desolato per i "no" ricevuti ci sta. E poi? Come reagiamo a tutto questo?

Come reagiamo alla crisi? ... perchè è vero che c'è la crisi, è vero che i posti di lavoro non li trovi facilmente e se li trovi hanno condizioni diverse rispetto alla nostra idea di posto a tempo indeterminato o posto fisso.
Questa è una situazione reale che esiste ora ma esisteva anche nel 2000. Lo ricordo bene il giorno in cui mi laureai con il massimo dei voti e tutti mi dicevano "vedrai che posto troverai!" ... per dire che avrei trovato un posto importante, uno di quelli che ti fanno star bene a vita.
Così non fu. Tante aziende mi chiusero le porte in faccia... alcune perchè non potevano permettersi di assumere, altre perchè non aveva bisogno della mia figura professionale, altre ancora perchè non avevano capito il mio lavoro.

Passai un periodo confuso. Mi sentivo demoralizzata e le mie aspettative, quelle che prima mi facevano vedere come manager in una grande azienda, ora mi dicevano "sei la classica disoccupata. Ora starai qualche anno con i tuoi che ti dovranno ancora mantenere".

Potevo decidere se far vincere le aspettative negative e restare ferma oppure se far valere ciò che veramente volevo fare. Ho scelto la seconda strada.

Condivido in pieno le tue considerazioni. Anche io ho avuto un momento nella mia vita in cui mi ero creata delle prospettive negative. Ne ero talemnte convinta che restavo immobile a guardare cosa succedeva.
Ovviamente non è successo nulla nel senso che si erano avverate le mie aspettative negative.

Credo che ognuno di noi, in qualsiasi situazione si trovi, ha sempre la possibilità di scegliere.