Le tre regole per una comunicazione efficace
Ci sono due modi per relazionarsi con gli altri: enfatizzare le differenze oppure accentuare le somiglianze, ciò che abbiamo in comune.
E’ sul secondo modo che Milton
Erickson impostò tutto il suo lavoro da medico ipnoterapeuta ed individuò una delle più potenti strategie per stabilire buoni rapporti.
Si tratta delle
tre regole per un dialogo di successo.
Vediamole insieme…
1.
Osservare (nel linguaggio tecnico “calibrare”);
2.
Ricalcare (o rispecchiare);
3.
Guidare (coinvolgere).
Entriamo nel dettaglio.
1.
Calibrare.
Dobbiamo osservare attentamente il nostro interlocutore, capire il suo punto di vista ed entrare nel suo modo.
E’ necessario calibrare (termine che viene dalla fisica… si calibrano infatti con precisione gli strumenti) sia il verbale, para verbale che il non verbale.
Dovrò capire non solo cosa dice il mio interlocutore ma anche come lo dice e con quale linguaggio del corpo conferma o meno il messaggio.
Attraverso i suoi movimenti degli occhi, la respirazione, il ritmo del discorso, la gestualità cercherò di identificare il suo sistema rappresentazionale.
Ipotizziamo che il mio interlocutore abbia queste caratteristiche: spalle ben erette, movimenti oculari diretti prevalentemente verso l’alto, respirazione alta. Parla velocemente e si mangia qualche parola, una gestualità ampia con movimenti in prevalenza verso l’alto.
Quale canale sensoriale usa?Sicuramente
visivo.
Per rileggere tutte le caratteristiche dei
VISIVI,
AUDITIVI e
CINESTESICI puoi tornare a questo post
viewtopic.php?f=8&t=84Per collegare i predicati ad ogni canale sensoriale invece leggi questo
viewtopic.php?f=8&t=1952.
Rispecchiare, cioè sintonizzarsi sullo stesso canale sensoriale del nostro interlocutore.
Richard
Bandler inizia sempre dalla respirazione.
Per generare un clima di fiducia ed innescare poi un cambiamento,
Bandler consiglia di partire proprio dalla respirazione (forse è un po’ complesso perché non sempre siamo allenati a vedere il tipo di respirazione di chi ci parla… ma si può fare!).
Imitandone il ritmo e localizzando la nostra respirazione nella stessa area del nostro interlocutore anche la nostra comunicazione assomiglierà alla sua.
Dobbiamo rispecchiare ad esempio anche i termini linguistici, le espressioni utilizzate dal nostro interlocutore. Sicuramente ci saranno parole che usa di più…
Il rispecchiamento va fatto sin da subito e cioè mano a mano che scopriamo ed osserviamo caratteristiche importanti del nostro interlocutore.
Non è ipotizzabile una fase di dieci minuti in cui osserviamo e poi iniziamo il ricalco anche perché lo scambio comunicativo risulterebbe ostacolato ed il nostro interlocutore ci dirà “ma che c’hai da guardare?!”
Lo scopo del ricalco è quello di creare un terreno di comunicazione condiviso, un clima dove prevalgono le somiglianze.
3.
Guidare. Una volta partito il processo di generazione di fiducia si può guidare e coinvolgere il nostro interlocutore, predisposto così all’ascolto.