Comunicare: persuadere o condividere?
Buongiorno a tutti!
Quello di stamattina è un topic forse complesso ma credo molto interessante e che potrà far nascere un confronto produttivo.
In un social network (facebook) mi arriva l'invito ad iscrivermi ad un gruppo. Il gruppo si chiama "
Comunicare per persuadere".
Mi incuriosisco perchè il titolo non è che piace molto. Faccio un giro nella bacheca del gruppo. Nessun post di discussione, qualche messaggio di utenti che condividono poco il termine "persuadere".
Ed ecco che arrivano le mie considerazioni, quelle che ho fatto con me stessa e che vorrei confrontare con le vostre opinioni in merito.
Sicuramente quel
titolo è di grande effetto... se leggo "comunicare per persuadere" vengo coinvolta inconsciamente, mi piace, mi cattura... voglio sapere come posso persuadere.
Perchè mi piace tanto?
Perchè tutti, nessuno ne è immune, siamo portati ad affermare nostre idee, a convincere i nostri interlocutori che l'opinione giusta è la nostra. E' quasi un meccanismo naturale.
Nei miei corsi dico sempre "tiriamo fuori quello che abbiamo nelle nostre tasche e se qualcuno ci trova la verità sono pronta a cambiare idea!"
Il fatto che possiamo persuadere sicuramente ci fa gola... come un frutto freschissimo in piena estate.
E poi, vai a fondo sulla questione e vedi che questo termine è prevalentemente legato ad un significato negativo.
... persuadere è manipolare, persuadere è convincere gli altri, imporre la propria idea.
Arrivano così i sostenitori dell'arte della persuasione e dicono: ma quale significato negativo? Cerchiamo di far luce nell'etimologia della parola.
Ed eccola: il verbo PERSUADERE è composto dalla particella PER: portare a compimento un’ azione, e dalla radice SUADERE - che deriva dal sanscrito SVADUS: dolce SVADAMI: piacere, gustare - stessa etimologia di SUAVIS - quasi esprimesse l’idea di rendere dolce, piacevole qualcosa.
Indurre altrui con efficaci parole a credere o fare checchesia =
agire (con premeditazione) per indurre a fare o credere.Chi sostiene l'arte della persuasione giustamente dice che non è cosa recente ma ci rimanda a 2000 anni fa, a quando cioè Aristotele ne fece argomento di discussione.
E si dice anche: la persuasione non è cattiva. Non c'è uso di forza o minaccia, né forma di costrizione sull'interlocutore, il quale ha la sua libertà di decidere salva.
(
E qui mi viene una domanda: e se io lascio libero il mio interlocutore di decidere... allora non sono riuscita a persuadere?
)
E' per questo che la persuasione è diversa dalla
manipolazione (comportamento, contrario a una certa etica, che tende a indurre una persona a fare qualche cosa indipendentemente dalla sua volontà, quindi simile al plagio. Definizione dettagliata su
Wikipedia)
Ci manca ora un'altra definizione, quella di
comunicare:dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe,
condividere.
Nella logica del comunicare, processo sempre bidirezionale, dove emittente e ricevente si scambiano a vicenda i ruoli, non emerge l'intezionalità dell'atto di voler modificare il pensiero o l'azione di un altro.
Questo è un dato di fatto, a mio avviso.
E sempre secondo il mio personale parere, se dobbiamo ricercare la residenza del
principio Win-Win (cioè io vinco - tu vinci), la possiamo trovare all'indirizzo della
comunicazione assertiva.
Perchè? Perchè secondo me in questa casetta non c'è l'intenzione o la volontà a priori di indurre un cambiamento secondo il nostro pensiero negli altri.
C'è l'obiettivo del condividere, e poi gli altri sono liberi di ascoltarci o meno, e poi il cambiamento si può anche produrre ma in entrambe le parti e nel senso che c'è stata una crescita ed un arricchimento comuni.
Quindi?
Dal mio punto di vista non resta che
comunicare positivaMente!
Cosa ne pensate voi?