Ieri, alle 18.30, sono stata alla presentazione del primo libro di Mauro Mogliani. L’evento è stato organizzato dalla Bottega del Libro di Tolentino, una libreria che io adoro. Non sto a raccontarvi del perché mi piace la libreria e di cosa mi trasmette, andrei fuori tema. Vorrei piuttosto concentrarmi sull’esperienza di Mauro Mogliani, tolentinate e mio coetaneo.
Quando ho saputo dell’uscita del suo libro, e della relativa presentazione, mi sono catapultata ad acquistarlo perchè volevo assistere all’evento preparata. E poi sono estremamente curiosa, ma questo lo sapete già.
Mi piace occuparmi e scrivere delle storie delle persone perché credo, anzi sono fermamente convinta, che ci sia sempre da imparare qualcosa. Scoprire la personalità, ma anche i sogni e le emozioni, degli altri è una forma di arricchimento e apprendimento. Oltre al fatto di essere una grande lettrice, modesta eh!?, è per questo motivo che ho letto il suo libro e sono andata ad ascoltarlo di persona.
“Nessuno sa chi sono io” di Mauro Mogliani è un thriller-noir ambientato a Tolentino e dintorni. Capitoli veloci, flash iniziale sul primo omicidio, perché ce ne saranno altri, scene e dialoghi tra personaggi ed una colonna sonora, quella dei Cure, che ti permette di “ascoltare” anche l’andamento delle emozioni, delle paure, delle fobie o dei momenti cruciali del libro.
La violenza sulle Donne è il tema centrale degli omicidi ma allo stesso tempo il libro è quasi un inno alle Donne.
Dal primo momento che ho iniziato la lettura, ho subito pensato fosse uno psico-thriller… cosa confermata alla fine.
Ho trovato una grossa componente psicologica ma anche sociologica. La prima, la parte psicologica, viene trasmessa da Fabio Scatozzi, principale protagonista del libro e marito della prima vittima, Sonia. Sarà lo stesso Fabio a condurre le indagini, in contemporanea alle autorità, ed è dentro la sua personalità che si trovano spunti psicologici importanti. E spiazzanti, pure.
Ho cercato di leggere il libro come se stessi nella testa di Mauro, operazione difficilissima perché io non sono lui, ma credo che, vivendo anche io a Tolentino, alcuni elementi importanti sia riuscita a coglierli.
L’ispettore porta il cognome di uno degli amici storici di Mauro. L’ambientazione è Tolentino, con vie dove Mauro ha vissuto e luoghi, la Stuzzicheria, che lui ha frequentato. Ho letto alcune riflessioni di Fabio Scatozzi come se fossero riflessioni di Mauro, personali voglio dire.
Ah! la parte sociologica vi dicevo. Mauro, tramite i soggetti del thriller, racconta anche i pensieri, le valutazioni e le supposizioni di personaggi locali, inventati certo, ma che rispecchiano la mentalità di una città piccolissima. Il Killer potrebbe essere il tossicodipendente, o il “pazzo”, almeno agli occhi degli altri, che gira senza meta. Tutti e nessuno sono responsabili di omicidi crudeli. Ognuno ha le sue “colpe” o meglio segreti inconfessati e inconfessabili. E tocchiamo anche la pedofilia in ambienti casti, o che tali dovrebbero essere.
E’ la mente umana la vera protagonista della storia, la sua ferocia ma anche la sua debolezza, per arrivare alla patologia.
Pensiamo sempre di conoscere gli altri ma in realtà non è vero. A volte noi stessi ci meravigliamo di ciò che possiamo fare o scopriamo lati del nostro Essere che non pensavamo di avere. Tutto si gioca sul doppio modo di essere, un po’ come il principio delle maschere.
Mauro è un artigiano, lui stesso lo ripete più di una volta (lo vedete al centro della foto). E’ timido, non ama parlare con il microfono puntato davanti e vorrebbe evitare domande dirette. Per fortuna che il moderatore della presentazione era Roberto Scorcella (in foto con sciarpa e occhiali 🙂 ). Ho prenotato il mio spazio domande pensando di essere “raccomandata” visto che a Roberto lo conosco. Tra l’altro conosco molto bene anche l’altro moderatore Alessandro Campetella. Ne avevo tante, di domande. Me ne hanno concesse quattro (dovrò lavorare meglio sulla mia capacità di influenza). Scherzo, è ovvio.
Mauro, da sei anni, è diventato un lettore vorace: colpa di un libro regalato da sua moglie. Dalla lettura alla scrittura: questo è stato il suo percorso di crescita. “Io uccido” di Giorgio Faletti, il thriller che ha scatenato la penna di Mauro.
Ora, quando si pensa ad uno scrittore, si pensa, erroneamente, ad una persona piena di sé, ad una mente eccentrica. Per farsi un’idea precisa è necessario parlare direttamente con l’autore e parlando con Mauro, ad esempio, emerge una personalità completamente diversa. Umile, sincero e senza pretese.
– Mauro, la storia del libro l’hai costruita a tavolino o ti sei lasciato trasportare dalla penna?
– Come prima cosa ho fatto una sorta di bozza, struttura accennanta, e poi mi sono lasciato coinvolgere dal racconto. Sono arrivato alla fine che avevo almeno quattro possibili finali. Ne ho scelto uno. E’ questa la forza, ma anche il fascino della scrittura: decidi tu il finale. Quando scrivi entri in un mondo diverso, stacchi dalla realtà. Scrivendo la storia che ti piace diventi un’altra persona. E’ come un percorso di crescita.
– Cosa vuoi lasciare al lettore con questa storia?
– Ho dedicato questo libro alla mia famiglia ed infatti, all’inizio, l’ho scritto per loro. Poi è arrivata la pubblicazione e, con essa, anche il messaggio finale, ma a cnhe il più importante, per chi decide di leggere il mio libro: la sincerità.
Alla presentazione erano presenti molte persone. E dico “molte” perché spesso a questi eventi assistono in pochi… Però, forse, avrebbero potuto partecipare in molti di più. Sia chiaro: la mia non è una polemica perché non spreco il mio tempo dietro a certe cose. E’ più forse una costatazione del fatto che se un giovane decide di mettersi in gioco, o decide di fare qualcosa di diverso ed importante per lui, se sceglie Tolentino perché è la sua città, e ne fa lo scenario di un libro… forse merita più attenzione. E certe esperienze andrebbero vissute come spunto magari per altri giovani. Poi il libro può piacere o no ed ognuno è libero di esprimere i propri giudizi, se lo reputa necessario.
@MauroMogliani: ma vedi Mauro, questa è la curiosità della gente: sa tutto e vede tutto però non sa niente e non vede niente. Conosce e non conosce.
Ho strappato a Mauro, a conclusione delle domande e della presentazione stessa, una piccola anteprima: è in fase di scrittura il secondo libro che pare sia il seguito di questo. Che contenga anche altri risvolti?
Solidea (che vedete in foto: prima fila, con agenda in mano, seconda da sinistra, vicino a Peppe – Fotografo ufficiale dell’evento).
P.s. Ringraziamento speciale a Francesco e Paola della Bottega del Libro… perché certe iniziative fanno fatte: sempre.