In questi giorni stavo riflettendo (anche io ogni tanto lo faccio! 🙂 ) sull’influenza del nostro stato d’animo nei confronti del nostro interlocutore.
Ho cercato di trasformare questa riflessione anche in pratica cercando di applicarla in uno dei contesti che ritengo abbastanza complessi: con il mio piccolo amore (mio figlio).
Lui ha sempre poca voglia di farsi cambiare il pannolino.
 Un giorno in cui avevamo fretta, mentre stavamo cambiando il pannolino, ho usato un tono di voce che rispecchiava esattamente la mia frenesia. Il risultato è stato pessimo. 🙂
Modificando il mio stato d’animo la situazione è cambiata. In meglio ovviamente. 😉
Il nostro stato d’animo influenza il risultato della nostra comunicazione con gli altri, ed anche tanto!
Voi cosa ne pensate?
Un sorriso!
Solidea
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In famiglia puo’ darsi che sia cosi’.
Ma fuori, se incontri un cretino, puoi essere calmo oppure no, quello cretino resta.
E il risultato pure. :p
Bacioni
Le tue osservazioni sono sempre acute ed il tuo passaggio nel blog è sempre una piacevole sorpresa!
Quello che scrivi è giusto, cioè lo condivido. Credo soltanto che la condizione di essere un “cretino” sia più un modo di essere che non uno stato emozionale.
Forse ho scritto un po’ poco nel post per trasmettere quello che intendo dire. Riprendendo l’esempio che citi in risposta direi: se parli con un cretino agitato ed anche te sei agitato, l’agitazione del cretino aumenterà . Se cerchi invece di riportare il tuo stato d’animo ad un livello di calma è probabile anche anche il cretino ne risenta in positivo.
Questo ovviamente influisci solo sul suo stato d’animo e non sulla condizione di essere un cretino. Se per noi è un cretino, cretino rimane. 😉
Non sò se mi sono capita G! 🙂
Tanti baci a te!
Solidea
io penso invece che in primi bisogna modellarsi con il nostro interlocutore, ed una volta che siamo in feeling trasportare noi l’interlocutore nello stato d’animo che desideriamo fargli provare!
Ti faccio un esempio:
Se chiamo un cliente al telefono pagari per proporgli un mio servizio/prodotto e questo mi risponde tutto giù, quasi arrabbiato ed io gli parlo tutto allegro con un gran tono di felicità siamo su due lunghezze d’onda diverse e per me non si entrerà mai in empatia!
Che dici?
Al contrario, con gli adulti, la strategia da adottare è assolutamente quella che scrivi te. Prima si rispecchia, per acquisire fiducia e per far aprire quindi l’interlocutore, poi di coinvolge in un processo di ristrutturazione emotiva.
Grazie per il commento!
Solidea