La direzione per uscire da un "problema"
Ho volutamente inserito la parola problema tra le virgolette per due motivi: primo perchè questa parola è sempre poco funzionale; secondo perchè in essa possiamo racchiudere tante e svariante situazioni negative che ci troviamo a vivere.
La uso quindi per una mia comodità di espressione del concetto.
Per "problema" possiamo intendere sia uno stato d'animo negativo, sia un disagio, sia un blocco mentale, sia un rapporto conflittuale con noi stessi o con gli altri, sia una situazione economica negativa, sia la mancanza di lavoro, ecc...
In questo thread vorrei condividere con voi un aspetto essenziale che determina la vera
uscita dal nostro "problema" o ostacolo.
Si tratta della
direzione.
Avete mai fatto caso che ci sono
due possibili direzioni?
Si può decidere (consapevolmente o inconsapevolmente) di andare
lontano dal "problema" oppure di andare
verso una nuova condizione.
Sono due direzioni assolutamente diverse tra loro e che soprattutto portano a risultati e cambiamenti differenti.
Facciamo un esempio che ci aiuterà a definire meglio le caratteristiche delle due direzioni.
Ammettiamo che io sia una persona timida e che questa timidezza mi sia da grosso ostacolo.
Vivo la mia condizione come un vero e proprio disagio, mi sento limitata, mi sento poco libera, mi sento oppressa, inferiore rispetto agli altri, ecc... (possono essere diversi gli effetti provati).
Mi rendo conto di questo mio disagio e vorrei superarlo, eliminarlo.
Prima direzione (
vado lontano da... )... Significa che il mio atteggiamento sarà di questo tipo: voglio eliminare questa timidezza, voglio non provare più tutte quelle sensazioni negative che essa mi trasmette e mi fa subire. Voglio sconfiggerla. Devo allontanarla dalla mia vita e dal mio modo di essere. Non voglio più provare quel senso di inferiorità nei confronti dei miei amici.
Cosa sto facendo?
Sto cercando di andare lontano dalla timidezza. E cosa succede in questo caso? I nostri pensieri, e le nostre azioni, sono sempre e comunque incentrate sulla timidezza e sulle emozioni negative ad essa collegate.
In qualche modo il "mostro" è sempre lì, ronza nella nostra mente, nei nostri pensieri... è una parola che ritorna frequentemente, un vocabolo che fa sempre parte della mia vita.
Vediamo la seconda direzione (
verso...).
Ok, provo questo disagio causato dalla timidezza. Quali sensazioni mi fa vivere?
Senso di insicurezza, inferiorità, ecc.
Io cosa voglio provare invece? ... che significa dire "quale condizione, quali emozioni voglio sperimentare nella mia vita"?
Voglio sentirmi sicura. Voglio poter esprimere al meglio me stessa e le mie idee. Voglio sentirmi al pari degli altri. Voglio credere in me stessa.
Avvertite la differenza nelle due direzioni? Cosa cambia nella nostra impostazione mentale? E soprattutto, nella seconda direzione, la nostra mente, i nostri pensieri, dove sono incentrati? Qual è il
focus che ci guiderà nel cambiamento?
Tutte le nostre energie saranno concentrate nel voler raggiungere una condizione positiva, uno stato di benessere mentale... ed automaticamente sparirà dalle nostre immagini quella forma della timidezza.
La seconda direzione è quella più funzionale al raggiungimento di un cambiamento vero e duraturo.
Spesso ci limitiano ad allontanarci da ciò che non vogliamo... e difficilmente troviamo la strada per uscire dal nostro "problema"....
... il vero "problema" è il non essere concentrati sull'ottenere ciò che vogliamo.
P.s.: ho preso a caso un possibile disagio, la timidezza... ovviamente questo è solo un esempio dal momento che per alcune persone potrebbe essere un punto di forza... insomma dipende da come la si vive.